Descrizione
La chiesa di S.Antonio Abate, di origini antiche è posta a settentrione di Nerola, fuori le mura castellane, con annesso cimitero molto antico. Verso l’anno 1550 perse il titolo di chiesa parrocchiale trasferito, ad maiorem commoditatem, alla chiesa urbana di S.Giorgio, mantenne così solo le funzioni cimiteriali. Nella chiesa c’erano tre cappelle. L’altare maggiore era dedicato a S.Antonio abate, del quale si venerava una statua lignea. La volta dell’abside e le pareti laterali erano dipinte con figure di Santi, tra cui S. Antonio da Padova e S. Francesco d’Assisi. Nella terza cappella mancava l’altare e c’era una botola che ricopriva la fossa sepolcrale dei pellegrini, verso l’orto di Campanelli.
Nel campanile a vela era posta una campana fusa nel 1597. Il cimitero alla cui manutenzione pensava il Comune di Nerola, era sul lato sinistro, fuori dalla chiesa, mentre alla manutenzione della chiesa pensavano i “santesi” dell’ospedale (persone delegate ad occuparsi della manutenzione dei beni ecclesiastici.
La chiesa, ormai in condizioni di stremo degrado, fu chiusa definitivamente al culto nel 1888 per motivi di sicurezza.
Il prospetto principale della chiesa è del tipo a capanna con porta centrale sormontata da lunetta da cui riceveva un fascio di luce. La lunetta, chiusa recentemente, ha lasciato l’ambiente buio e tetro. Il complesso architettonico è di pietra locale irregolarmente squadrata. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito vari restauri e con l’ultimo sono scomparsi, sotto uno strato di intonaco bianco, antichi affreschi. Inoltre sono state applicate sul piano conservativo, soluzioni tecniche che hanno reso l’edificio anonimo, alterandone la struttura originaria.
Nel corso del VII secolo, quando la presenza islamica si rese pericolosa per i cristiani, i monaci orientali emigrarono in massa in occidente, in Italia a Roma e dintorni, portando con se il culto di alcune fra le principali feste mariane: la Natività, la Purificazione, l’Annunciazione, l’Assunzione.
Durante questo periodo, molti monaci orientali, si stabilirono in Sabina ed alcuni, secondo una secolare tradizione, occuparono una collina più in basso del Castello di Nerola e vi costruirono una chiesa dedicata a S.Agapito, la cui ampiezza e magnificenza ne testimoniano l’importanza. Per ragioni storiche, si ritiene che l’antico patrono di Nerola fosse Agapito, santo martire giovinetto di Preneste del IV secolo, il cui culto fu introdotto dai Crescenzi Stefaniani, Signori di Palestrina alla fine del X secolo, epoca in cui venne costuito il Castello.
Il Registrum Jurisdictionis Episcopatus Sabinensis, redatto dal Cardinale Pietro Ispano, riporta in un documento del 1343, le pertinenze della chiesa di S.Agapito.
Sotto la giurisdizione dell’arcipresbitero di Nerola, come si evince dal documento, risultano numerose chiese e cappelle: S.Biagio, S.Lucia, e S.Leonardo, i cui tributi dovevano essere versati al Vescovo della Sabina.
Nel documento non sono menzionate le chiese poste entro il borgo (S.Giorgio, S,Antonio, S.Sebastiano), la cui giurisdizione non era competenza del Vescovo della Sabina ma dei signori locali.
E’ opportuno ricordare che la maggior parte dei Santi sopra citati cui erano dedicate chiese e cappelle sono di origine orientale e il culto di alcuni di essi fu diffuso da monaci Basiliani: ordine religioso che osservava la regola di S.Basilio il Grande, vescovo di Cappadocia nel IV sec. d.C.
Queste chiese, sparse per la campagna , probabilmente traevano origine dalle “Corti”, grandi estensioni di terreno con più case coloniche per servi e lavoratori e chiesa per le funzioni religiose.
Le “ Corti” costituirono uno dei mezzi di estensione e di dominio del monastero Farfense; ridotte e fertili terre dal lavoro e dalla tenacia dei frati, gli Abati fondavano piccoli monasteri, celle, dove i frati attendevano oltre che alle loro mansioni religiose, anche alla economia e alla istruzione dei sottoposti.
Il culto di San Giorgio a Nerola ha origini remote, si ipotizza l’idea che fosse portato dall’Oriente da qualche cavaliere feudatario al tempo delle Crociate.
Giorgio di Cappadocia, tribuno militare fu martire, ai tempi di Diocleziano, assieme a S. Sebastiano e fu scelto come patrono della Cavalleria, ottenendo, fin dal IV secolo un culto diffusissimo.
La figura di S. Giorgio, attraverso i vari linguaggi dell’arte sacra, è sempre ritratta a cavallo con la lancia in mano nell’atto di uccidere un insidioso drago.
Alla metà del 1200, quando Nerola era sotto il dominio della S. Sede, venne costruita a ridosso del primitivo recinto castellano la nuova chiesa dedicata a S. Giorgio martire che sostituì la precedente sempre dedicata a S.Giorgio.
Le dimensioni del nuovo ambiente attestano l’incremento degli abitanti del castello e del borgo.
Vi si accedeva per la via che rasentava la Rocca e dell’altra parte era protetta dall’anticinta che alla distanza di circa due metri circondava la chiesa.
Questa era coperta da volte a crociera impostate su pilastri. Originariamente le campane si trovavano nel campanile a vela che si affacciava sul lato sud-ovest, nel XIV secolo furono spostate nella torricella dell’orologio.
Il portale della chiesa, a cui faceva capo la via del borgo, già adorno di colonnine e di intagli in marmo e sormontato da una lunetta, venne asportato quando per la costruzione della nuova torre maestra (1470), la chiesa fu chiusa e l’ingresso murato. Il portale della chiesa fu utilizzato per il Santuario di S. Maria delle Grazie presso Ponticelli che fu eretto in questo periodo dal Duca Raimondo Orsini. Scomparvero in tal modo le pitture dell’abside e quelle delle pareti di fondo, mentre le rimanenti caddero in gran parte in rovina.
Attualmente sono visibili gli affreschi del 1200 rappresentanti il martirio di S. Sebastiano e un Cristo Redentore benedicente. Le finestre vennero murate nel XV secolo per aprirne altre più in alto, quando fu sopraelevata la cinta esterna che proteggeva la chiesa.
Nello stesso periodo, per esigenze militari, la chiesa di S. Giorgio venne sacrificata per l’innalzamento dell‘imponente torrione circolare. La nuova chiesa venne costruita al centro della borgata, dove sorgeva la scuderia degli Orsini. Una lapide ne testimonia la data d’esecuzione: IESUS/DIE SECUNDA MARTII 1483 CONSTRUXIT/HOC OPUS VESPA/SEDENTE SIXSTO/PONTEFICE MASSIMO/ANNO EIUS XII/
La nuova chiesa di S.Giorgio, con abside centrale semicircolare, aveva sette altari.
Il maggiore al centro, riedificato nel 1771, era dedicato alla Incarnazione della Beata Vergine e su di esso era posta una statua lignea della Madonna del Monte Carmelo. Altro importante altare era quello della SS. Trinità e quello della Crocifissione che ospitava il grande Crocifisso ligneo ancora oggi venerato dalla popolazione.
Gran parte degli arredi liturgici e suppellettili sono scomparsi in seguito al terremoto del 1915 che abbattè la chiesa e parte del campanile. La chiesa venne riedificata nel 1924 secondo nuovi criteri architettonici e con le attuali disposizioni.
Dai documenti della già citata visita Corsini si apprende che nel campanile (1670) c’erano tre campane: il campanone, la campana, la campanella.
La campanella era stata fusa nel 1776, la campana nel 1748. La campana aveva impressi i medaglioni della Madonna Assunta, di S.Giorgio, di S.Rocco e di S. Barbara inoltre era impressa la testa di Nerone con la scritta “Comunitas Nerulae”. Nel campanone si trovava un’iscrizione e dei medaglioni recanti le immagini dell’Assunzione, di S.Michele Arcangelo, la Pietà e lo stemma degli Orsini e sotto di essi quelli della comunità rappresentante la testa di Nerone. Manca la data di fusione ma il campanone era certo il più antico delle campane. Forse apparteneva alla antica chiesa di S. Giorgio entro il castello e soppressa dagli Orsini nel 1470.
Oggi delle tre campane antiche è sopravvissuta soltanto la campanella.
La chiesa di S. Giorgio fu parrocchiale prima del 1554 e venne consacrata nel 1615. Se ne celebra l’anniversario il 23 aprile, giorno in cui si celebra la festa del patrono.
Attualmente la chiesa di S. Giorgio viene indicata dai nerolesi come la «la chiesa vecchia» e dell’antico splendore conserva ancora, a memoria dei secoli, due superbi portali con le insegne degli Orsini.
La chiesa di S. Sebastiano fatta costruire dalla famiglia Orsini nel XIV secolo era definita campestre poiché sorgeva fuori dal nucleo abitato, in mezzo alla campagna dove oggi c’è la piazza che porta il nome del Santo. La chiesa aveva la facciata principale rivolta verso la porta del paese al quale si accedeva per lo stradone di S. Sebastiano (oggi Corso Umberto I).
La struttura architettonica della chiesa era simile a quella di S.Antonio Abate ma di dimensioni ridotte. Alla manutenzione pensava la Società della Misericordia che si occupava anche dell’oratorio. Nel 1528 la stessa Società ordinò la fusione della campana e ne stabilì la collocazione sulla torre campanaria.
Gravemente danneggiata dal terremoto del 1915, venne abbandonata e definitivamente demolita nel 1924.
S. Sebastiano e S. Antonio Abate sono, con S. Giorgio, i patroni di Nerola e il loro culto è antico quanto il paese.
Nel 1972, nell’attuale piazza di S. Sebastiano, poco lontano dal luogo dell’antica chiesa, è sorta la nuova parrocchiale dedicata allo stesso Santo.
Dislocate nel territorio rurale sorgevano altre piccole chiese menzionate nella visita Corsini e ora scomparse. Fra tutte merita un cenno la chiesetta della SS. Trinità attualmente trasformata, dopo un restauro conservativo che ne ha lasciato inalterato l’assetto primitivo, in un casale privato.
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